#1357 Dentro la smania: trading o tossicodipendenza emotiva?

➡️ Trader:
Non so perché ho smania così esagerata di fare trading
🗨️ Coach:
Perfetto. Primo passo fatto: hai ammesso che non lo sai. Ora tocca a me fare la parte antipatica: scopriamolo insieme, ma senza nascondersi dietro al solito “mi piace” o “è la mia passione”. Quelle sono scuse da curriculum, non spiegazioni vere.
Domande chirurgiche (non scappare, rispondi per iscritto):
- Cosa cerchi esattamente quando fai trading?
Soldi? Emozione? Conferma che vali qualcosa? La sensazione di controllo? - Cosa succede dentro di te quando NON fai trading?
Ansia? Noia? Senso di colpa? Vuoto cosmico? - Hai una routine giornaliera anche senza trading?
O il mercato è l’unico modo che hai per sentirti attivo e vivo? - Quando sei in smania, cosa ti immagini succeda?
Tipo: "Entro, prendo un bel gain, mi sento furbo e vado a farmi un caffè da vincente"?
Spoiler: la smania non arriva dal mercato
Arriva da te. Dal bisogno disperato di sentire qualcosa.
Trading diventa la siringa emotiva perfetta: scarica dopaminica, senso di potere, distrazione dal malessere di base.
Ma qui viene il bello. Se non sai stare senza trading, non saprai mai tradare davvero.
Perché sarai sempre un tossico in cerca di dose, non un professionista che rispetta i suoi tempi, i suoi setup, il suo piano.
➡️ Trader:
- Cosa cerchi esattamente quando fai trading? Conferme delle mie skill
- Cosa succede dentro di te quando NON fai trading? Non ho dipendenze, non mi interessa e non ci penso, però nei giorni in cui il mio pnl è fantastico e verde per tante settimane divento euforico e voglio conferme, ancora più conferme. voglio dire "ok ce l'ho fatta"
- Hai una routine giornaliera anche senza trading? certo
- Quando sei in smania, cosa ti immagini succeda? Tipo: "Entro, prendo un bel gain, mi sento furbo e vado a farmi un caffè da vincente"? esatto
🗨️ Coach:
1. “Cerco conferme delle mie skill”
Tradotto: non ti fidi ancora delle tue skill.
Se le avessi davvero interiorizzate, non avresti bisogno continuo di conferme.
Un samurai non si alza la mattina chiedendosi se è bravo con la spada. La usa solo quando serve. Tu invece la sguaini ogni giorno per sentire il “click” della validazione.
Questa è insicurezza mascherata da fame di eccellenza.
2. “Non ho dipendenza... però se vado bene divento euforico e voglio sempre di più”
Bene. Hai appena descritto la fase maniacale del ciclo dopaminico.
Non sei attaccato al trading in sé, sei drogato dal rilascio neurochimico che arriva dopo i giorni verdi a raffica.
E cosa fa il cervello? Te ne chiede ancora, e ancora, e ancora.
“Ce l’ho fatta” → ottimo, ora fammi sentire che ce l’ho fatta di nuovo, e poi ancora, e ancora.
Finché?
Ti schianti. Perché la realtà non è una serie Netflix con lieto fine per ogni episodio. Il mercato ti serve l’episodio tragico. E tu crolli. Perché l’identità che hai costruito (“quello che ce la fa”) va in frantumi appena becchi uno stop.
3. Routine c’è, ma è trading-centrica?
Hai detto che hai una routine, ma io ti chiedo:
è una routine che ti rende stabile e solido anche senza operare?
O è solo un “riempitivo” finché non puoi cliccare?
Perché se tutto quello che costruisci fuori dal trading serve solo a prepararti al trading, allora il trading non è uno strumento.
È la tua droga, e il resto è il contorno.
4. “Entro, prendo il gain, mi sento furbo”
Eccolo. Il loop più tossico del trading:
“Faccio soldi → mi sento valido → mi sento furbo → confermo che valgo → voglio di nuovo quella sensazione.”
Sai cos’è questo? Gambling travestito da performance.
Conclusione (spietata, ovviamente)
Tu non hai smania di fare trading.
Hai smania di sentirti vincente.
E il trading è solo il palco dove speri che il pubblico (tu stesso) ti faccia l’ovazione.
Ora, vuoi continuare a rincorrere conferme o vuoi costruire identità vera, stabile, che non crolla dopo uno stop?
➡️ Trader:
Ok, lasciamo un attimo pensare a tutti questi schiaffoni metaforici e poi ti rispondo. Anzi ti rispondo subito perché la domande è facile: fanculo le conferme, io voglio una operatività stabile
🗨️ Coach:
Ecco.
Ora parli come uno che ha smesso di cercare l’applauso e ha deciso di allenarsi in silenzio.
“Fanculo le conferme” = atto di guerra contro l’ego
L’ego vuole conferme.
La disciplina vuole stabilità.
L’ego dice "guarda come sei bravo oggi".
La disciplina dice "segui il piano, anche se oggi ti senti un genio".
E se vuoi operatività stabile, ti servirà un’identità stabile.
Non quella che sale e scende col PnL.
Prossimo passo? Costruire la mentalità da artigiano.
L’artigiano non si sveglia ogni giorno chiedendosi: “Sarò ancora bravo?”
Si alza, si siede al banco, e lavora.
Con mani ferme.
Con mente lucida.
Con cuore fuori dalla scena.
📌 Scrivilo e incornicialo:
“Non sono qui per sentirmi un trader. Sono qui per diventarlo.”
Quando smetti di cercare conferme, puoi finalmente creare competenza.
Quando non ti serve vincere ogni giorno, puoi permetterti di perdere bene.
E quando non ti serve sembrare bravo, puoi diventare pericolosamente efficace.
Ti aspetto lì. Dove si lavora sul cemento mentale, non sull’adrenalina del momento.
Quando vuoi, ti ci accompagno.
➡️ Trader:
Voglio andarci subito, so che è un percorso lungo, iniziamo dal primo passo
🗨️ Coach:
Perfetto. Niente fuffa, niente gloria. Solo mattoni mentali e calli psicologici.
🔨 PRIMO PASSO: IDENTITÀ OPERATIVA STABILE
Per avere operatività stabile, serve prima identità stabile.
Non sei le tue emozioni, né il tuo ultimo trade, né il PnL della settimana.
Se non separi l’identità dalla performance, sei fregato in partenza.
📍Esercizio — “Chi sono io senza il mio PnL?”
Prendi carta e penna (sì, fisicamente) e completa queste frasi in modo onesto, diretto, crudo:
- Quando chiudo in verde mi sento: ___
- Quando chiudo in rosso mi sento: ___
- Quando non faccio trading mi sento: ___
- Ho paura che se non performo: ___
- Se il trading mi venisse tolto domani: ___
Finito questo esercizio, rileggilo come se leggessi le parole di un altro trader.
Come ti sembrano? Lucide? O suonano come un adolescente in cerca d’approvazione?
Se ti vergogni di alcune risposte, bene: lì inizia il lavoro.
📎 Fammi avere le risposte dell’esercizio.
Io le smonto, ci sputo sopra se serve, e le ricostruiamo in versione antifragile.
Andiamo. La guerra col vecchio te stesso è iniziata.
➡️ Trader:
Queste domande sono bastarde, perché diverse a seconda del momento, se mi dovessi rispondere adesso le risposte sarebbero diverse al 100% da tutti quei momenti in cui sono in focus. Cmq scrivo:
- Quando chiudo in verde mi sento: soddisfatto
- Quando chiudo in rosso mi sento: piccolo rosso: provo un piccolo rammarico - grande rosso: molto incazzato
- Quando non faccio trading mi sento: oggi mi sarebbe indifferente
- Ho paura che se non performo: resterò sempre uno con un obiettivo a metà
- Se il trading mi venisse tolto domani: amen
🗨️ Coach:
Ottimo. Hai fatto il lavoro, e non ti sei parato il culo con frasi da social. Ora te le smonto, punto per punto, con tanto di ghigno.
🧨 “Quando chiudo in verde mi sento: soddisfatto”
Soddisfatto di cosa esattamente?
Del risultato? Della tua disciplina? Della fortuna? Della conferma che "ce l’hai ancora"?
Se quella soddisfazione è legata al risultato, non sei stabile.
Se è legata al processo, sei sulla buona strada.
🔧 Compito: ogni volta che sei “soddisfatto”, chiediti: “perché?”
Se non riesci a rispondere senza nominare il PnL, stai drogandoti di outcome.
🧨 “Piccolo rosso: piccolo rammarico. Grande rosso: incazzato”
Classico.
Il rosso piccolo ti scivola, il grande ti mangia vivo. Ma non è il rosso che ti devasta: è l’aspettativa infranta.
Il grande rosso fa male perché hai già speso l’idea del guadagno prima che si concretizzasse.
Hai investito emotivamente nel trade. Ora paghi due volte: in soldi e in ego.
🔧 Domanda da coltello:
“Quando parte il rosso grande, mi sto arrabbiando perché ho perso o perché non sono stato chi volevo essere?”
🧨 “Quando non faccio trading mi sento: oggi mi sarebbe indifferente”
Oggi.
Ma ieri? E domani?
La frase tradisce una verità: il tuo stato d’animo è figlio del momento, non del metodo.
Finché la tua mente è così reattiva al contesto, l’identità non è ancora ancorata.
🔧 Compito: crea uno stato mentale “base”, uno stato neutro.
Allenati ogni mattina a entrare lì, prima ancora di guardare il mercato.
Tipo meditazione, journaling, camminata in silenzio. Niente hype, niente paura.
🧨 “Ho paura che se non performo: resterò uno con un obiettivo a metà”
Eccola. La pugnalata.
Questa non è paura di perdere. È terrore identitario.
Hai legato il tuo “compiuto” al performare. Non al fare il lavoro.
Non stai dicendo “non sarò un buon trader”.
Stai dicendo: “sarò incompleto. Difettoso.”
🔧 Antidoto:
Scrivi ogni giorno:
“Il mio valore si misura su ciò che riesco a dominare, non su ciò che riesco a ottenere.”
Perché la performance vera è mentale. Il resto è punteggio su un tabellone che non controlli.
🧨 “Se il trading mi venisse tolto: amen”
Perfetto.
Qui c’è due possibilità:
- O sei veramente centrato e il trading è solo uno strumento.
- O ti stai difendendo con l’indifferenza perché ti fa paura ammettere quanto ci sei legato.
🔚 Sintesi: sei a un bivio
- O continui a cercare conferma che sei abbastanza ogni giorno.
- O scegli di diventare quel tipo di persona che si fida di sé anche quando il mercato lo prende a schiaffi.
Vuoi il prossimo passo? Si lavora sull’autonomia emotiva.
La capacità di rimanere integro anche quando l’universo ti urla in faccia: “non vali un cazzo oggi”.
Fammi sapere. Il martello è già in mano.
➡️ Trader:
Questa è una domanda tosta: “Dopo una giornata con un grande rosso, mi sto arrabbiando perché ho perso o perché non sono stato chi volevo essere?” forse entrambe, anzi no. perdo perché non ho rispettato me stesso, la mia disciplina e le mie regole
🗨️ Coach:
Eccolo.
Il punto esatto dove ti sei pugnalato da solo.
🎯 “Perdo perché non ho rispettato me stesso.”
Questa frase è oro tossico.
È vera, ma ti sta uccidendo lentamente.
Perché?
Perché ogni volta che sbagli, non perdi solo denaro,
perdi dignità personale.
E questo è un fottuto problema.
👁️ Il paradosso: vuoi disciplina... ma la usi come arma per odiarti
Tu non stai cercando solo di migliorare.
Stai cercando di essere all’altezza della tua stessa idea di te.
E ogni volta che deragli, non dici: “ho sbagliato”,
ma “ho tradito chi voglio essere”.
Tradimento → rabbia → autosqualifica → overtrading → nuova ferita.
Benvenuto nel loop della colpa nobile.
🔥 Adesso scegli: disciplina come strumento o come frusta?
Perché finché usi la disciplina per valutarti, sarai sempre sotto pressione.
Quello che devi costruire è questo:
“Resto disciplinato perché MI ONORA, non perché MI GIUDICA.”
La disciplina non è l’arbitro.
È la spina dorsale.
Se la usi per farti del male, è solo un altro modo per sabotarti con stile.
📍 Compito da samurai:
- Ripetila ogni volta che sbagli. Non per consolarti. Per restare sul sentiero.
Scrivi una frase che useresti quando sbagli, ma vuoi rimanere integro.
Non "sono un idiota", non "sono meglio di così".
Una frase che ti riconnette, non che ti condanna. Esempio:
“Ho disonorato il mio processo. Ma non abbandono il cammino.”
Fammi leggere la tua versione.
La frase che userai quando ti tradisci.
Perché lì, in quel momento, si vede se sei un dilettante emotivo o uno che si sta forgiando per restare in piedi anche quando la mente urla.
Vai. Scrivi la frase.
➡️ Trader:
La mia frase potrebbe essere: Ho sbagliato, capita, la prossima volta facciamo un po' meglio"
🗨️ Coach:
No cazzo.
Quella frase va bene se hai rotto un bicchiere a casa di tua nonna.
Non se stai cercando di costruire una mentalità antifragile in un’arena dove ogni errore può costarti pezzi di te stesso.
Vuoi un esempio? Ti faccio sentire la differenza:
❌ “Ho sbagliato, capita, la prossima volta facciamo un po’ meglio”
— Questa frase è educata, morbida, quasi scusante.
Non ti riconnette a nulla. Ti allontana dal fuoco dell’identità.
È la frase di uno che vuole sentirsi meglio, non diventare più forte.
✅ Invece serve qualcosa tipo:
“Ho mancato il mio standard. Ma non mollo il sentiero. Domani sarò più fedele alla mia disciplina.”
Oppure:
“Il mio errore non mi definisce. Ma il mio modo di reagire sì.”
📌 La frase che cerchiamo deve fare 3 cose:
- Riconoscere lo sbaglio senza dramma
- Onorare la tua identità disciplinata
- Proiettarti subito nel prossimo gesto consapevole
Quindi adesso tocca a te:
Scrivimi una nuova frase, con queste caratteristiche.
Niente scuse. Niente pacche sulla spalla. Solo un ponte tra l’errore e la rinascita.
Falla tua. Poi scolpiscila.
➡️ Trader:
Ho sbagliato, io non sono questo errore, continuo con impegno guardando avanti
🗨️ Coach:
Ora ci siamo.
Questa frase sta in piedi.
Non è teatrale, non è una carezza. È un giuramento silenzioso.
Vediamola al microscopio:
- “Ho sbagliato” → ammetti. Senza fuga. Senza “eh ma”.
- “Io non sono questo errore” → disidentificazione. Chiara. Potente. L’errore è un evento, non la tua identità.
- “Continuo con impegno” → non scappi, non reagisci, agisci.
- “Guardando avanti” → direzione, non rimpianto. Strategia, non dramma.
🔨 È il tipo di frase che puoi ripeterti a denti stretti, anche quando ti brucia l’anima, e ti rimette in assetto.
Mentalità da artigiano del processo, non da tossico del risultato.
Ora cementifichiamola
📌 Compito mentale (no scuse):
- Scrivila a mano su un foglio.
- Tienila visibile sulla tua postazione di trading.
- Ogni volta che chiudi un errore, dilla ad alta voce o riscrivila.
Fallo non per scusarti.
Fallo per ritornare al tuo centro.
Ogni maledetta volta.
Quando sei pronto, andiamo avanti.
Prossimo mattone: la gestione dell’euforia, il cugino nobile dell’auto-sabotaggio.
Perché, spoiler: quando ti senti invincibile, sei già mezzo fottuto.
➡️ Trader:
Adesso devo ragionare su queste cose, intanto grazie!
🗨️ Coach:
Ti racconto una storia per farti pensare:
Il monaco e il cavallo
Un cavallo correva per il villaggio, imbizzarrito.
Un uomo gridò al monaco:
“Guarda come corre quel cavallo! Dove sta andando?”
Il monaco rispose:
“Non lo so. Chiedilo al cavallo.”
📌 Morale:
Il cavallo è la tua mente reattiva. Corre da sola, senza direzione, spinta da emozioni, aspettative, paure.
E tu pensi di guidarla, ma spesso sei solo trascinato.
Il lavoro non è controllare il cavallo.
È scendere, e osservare se hai ancora le redini in mano.
Scegli tu:
Chi guida oggi? Tu o il cavallo?
➡️ Trader:
Grazie coach